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COGNOMI DEL COMUNE DI PIRANO* (de Castro - Castro)
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A quanto indicatoci chiaramente dai documenti, il cognome de Castro o Castro è il più antico di Pirano poiché ad esempio già nel patto di pace e d'amicizia siglato a Rialto il 12/3/933 (CDI) tra il doge Pietro II Candiano di Venezia e le più prestigiose città istriane costiere di allora (Trieste, Muggia, Capodistria, Pirano, Cittanova, Parenzo e Pola), tra i sei rappresentanti di Pirano individuiamo un Venerio de Augusto de Castro Pirano ossia Venerio di Augusto del Castello di Pirano.
Come è ben noto agli storici, nel secolo X, prima che si affermasse un vero e proprio feudalesimo in Istria, gli abitanti di una "terra" o "castello", qual era precisamente Pirano, erano divisi in maiores e minores o plebs (cui si aggiungevano i mediocres, ad esempio a Capodistria e Trieste, che avevano il rango di città in quanto sedi vescovili), formanti un embrione di Comune. Ebbene, il predetto Venerio de Castro Pirano, qui nato verso l'anno 890 d. C., appartenente appunto alla classe superiore dei maiores (comprendente i funzionari pubblici ossia i magistrati - cfr. de Franceschi 1924, p. XXVIII), e impersonante la massima autorità del "castrum", che firma e rappresenta propriamente il castello di Pirano in data 12/3/933, assieme ad altri cinque firmatari piranesi che lo seguono - i quali non sono nient'altro che scabini come poi vedremo chiaramente - è ritenuto il capostipite da cui discendono i de Castro o Castro di Pirano, incluso il professor Diego de Castro. E un discendente del detto Venerio de Augusto de Castro Pirano del 12/3/933 è senz'altro il Venerius Scavinus de Castro Pirani del 5/10/991 (CDI), da cui appare che Venerio de Castello di Pirano sia scavino, che vale per scabino cioè giudice.
Riguardo appunto il castello di Pirano, Morteani (1886, p.9 e p. 10 note 11,12,13) rileva che sotto i conti di Baviera e Carinzia (952-1037), Pirano fu vincolata maggiormente al sistema feudale con l'erezione in faccia al duomo del castello, che non risale però alla seconda metà del secolo X, come detto dal Kandler, bensì a più di un secolo prima, poiché - osserviamo - esso esisteva già nel 933, come visto. Secondo Morteani (1886, cit., p. 10) in tale castello risiedeva il burgravio (poi sostituito dal podestà dal 1192 in poi), "prefectus urbis", carica baronale soggetta al potere militare e giuridico e riscuoteva i pubblici proventi. Maggiori delucidazioni in proposito le riceviamo peraltro da de Franceschi (1924, pp. XVIII-XXI e note relative) il quale precisa come i locopositi e gli scabini che figurano a capo delle città istriane nei secoli X-XII, avessero la duplice funzione di ufficiali pubblici del marchese o del conte (il quale li convocava periodicamente nei placiti generali ed esercitare la giudicatura maggiore), e di rappresentanti delle singole città, ove esercitavano la giudicatura minore, funzione durata sino al sorgere dei comuni e dei due organismi autonomi del consolato popolare e della gastaldia signorile. Gli scabini venivano eletti tra i maggiorenni delle città. Di cui diventavano poi in casi speciali - come appunto nel detto trattato di pace con Venezia del 12/3/933 - i veri rappresentanti politici, naturalmente sotto il primato e la guida del marchese. Inoltre, i locopositi, detti anche vicecomites, che erano i veri governatori delle città e castella istriane, venivano scelti quasi sempre tra gli scabini, i quali appartenevano alla classe indigena dei vicini maiores, e dovevano essere onesti, istruiti nelle leggi e nelle consuetudini locali e proprietari indipendenti.
De Franceschi (1924, pp. XVIII-XIX) sottolinea perdipiù il fatto notevole come nel secolo X il castello di Pirano avesse raggiunto una certa importanza, siccome sia nella pace del marchese d'Istria Vintero con Venezia del 12/3/933 che nel placito del conte Variento del 5/10/991, esso castello appaia accanto alle città vescovili, rappresentato come queste da un Collegio di scabini, i quali come già visto erano sei il 12/3/933, il primo dei quali era in realtà anche un locoposito e quindi sottinteso primo cittadino di Pirano (gli altri 5 scabini erano Felis scavinus filii Ravenni de Piriano, Andreas, Justulago, Crissus, Ansaldus), riferendoci al precitato Venerio de Augusto de Castro Pirano, il cui figlio o nipote Venerius Scavinus de Castro Pirani si palesa poi appunto il 5/10/991, come già notato pure in antecedenza.
Continuando, lo stesso de Franceschi ( 1924, pp. XVII, nota 1), ci informa ancora che nell'anno 1064 un certo Artuico di Pirano, locoposito o gastaldo, donò la propria possessione di Castelvenere - importante per la sua forte posizione in cima a un dirupo sul fianco sinistro del fiume Dragogna e della valle di Sicciole - insieme alla moglie Bona, al margravio d'Istria Ulrico I, e nel 1102 il costui figlio omonimo la assegnò con altri suoi beni allodiali al patriarca d'Aquileia Ulrico degli Eppenstein, che era legato da personale amicizia a Enrico IV di Germania sin dall'anno 1085 (AMSI 10°, p. 459, a. 1894). Tale donazione è segnalata in precedenza anche dal dottor Bernardo Benussi nel suo lavoro Nel Medio Evo. Pagine di storia istriana (capitolo III, su AMSI 11°, p. 123, a. 1895, ove egli cita pure l'antecedente donazione del 31/7/1064 in cui era stato l'imperatore Enrico IV a donare al margravio Ulrico I venti mansi reali in alcune ville e castella istriane, per i fedeli servigi da lui prestati nella guerra con l'Ungheria), che però indica il suddetto donatore piranese - con maggiore precisione - quale Artuico de castro Pyranensi. Infatti, Giovanni Maria De Rubeis in Monuments Ecclesiae Aquilejensis (p. 535, a. 1740), registra un Artuicus de Castro Pyranensi che con la moglie Bona dona Castelvenere a Ulrico marchese d'Istria nell'anno XIV del Magnifico Re Enrico, cioè nel 1064, essendo costui nato nel 1050.
Peraltro, il primo e il solo che si sia accorto che il citato Artuico piranese del 1064 avesse a che fare col casato dei de Castro, è stato Alisi (1971, p.16) il quale definisce interessante la donazione di Castelvenere da parte di Artuico "de Castro Pyranensi" e di sua moglie Bona, al margravio tedesco Ulrico I, poiché questa è la più antica notizia di quella famiglia "dal castello di Pirano", che sembra ne avesse la custodia, e nei secoli successivi conservò tale designazione quale cognome "de Castro".
Pirano ebbe dunque il titolo di castrum, ossia di luogo fortificato con rango intermedio tra vicus e civitas, e la sua rocca primitiva o castello o maniero - che serviva di rifugio e protezione ai piranesi contro le incursioni nemiche, specialmente marittime dei Croati, Narentani e Saraceni infestanti nel IX e X secolo le coste adriatiche - comprese nella sua cerchia anche la chiesa pievanale dedicata a San Giorgio. Dopo l'erezione a Pirano nel XIII secolo di due cinta di mura (la terza più avanzata cortina muraria, ossia quella di San Nicolò, a tutt'oggi esistente, risale a metà del '400), e la distruzione dell'antico fortilizio, più tardi (nel 1360-70), durante le guerre tra Venezia e Genova, al suo posto fu costruito, assieme ad altre opere fortificatorie, un nuovo castello - detto di San Zorzi cioè di San Giorgio - che esisteva ancora nel 1483, anno in cui fu visto dal grande diarista veneziano Marin Sanuto (de Franceschi, 1924, pp. XV-XVI) cioè Marin Sanudo, dal che se ne deduce che esso castello sia stato demolito nel corso del '500. Prima di proseguire è inoltre utile precisare che, sotto il titolo di Castrum Pirani (Castello di Pirano), dal X al XII secolo si comprese tutta la cittadina. Dal principio del 1200 invece, solo la parte più alta, cinta di mura, si chiamò Castro - Castello - includente appunto il castello e la chiesa parrocchiale col battistero.
Proseguendo nella trattazione. Bisogna avvertire che dopo il citato Artuicus de Castro Pyranensi del 1064, le attestazioni della famiglia e del cognome - perlopiù nelle forme Castro e Casto - beninteso per carenza di documenti, compaiono appena oltre un secolo dopo, prima però a Capodistria che a Pirano e sotto forma di semplice nome personale all'inizio, il che comprova comunque che il casato sia continuato e che un ramo dei de Castro piranesi si sia stabilito nella città di San Nazario fin dal secolo XII, anche se il cognome si presenta effettivamente solo verso la fine del 1100, e appare fissato chiaramente dalla prima metà del 1200. Da dire inoltre che tra le varianti del cognome-base Castro, De Felice (1978, p. 98) non registra Castro bensì Lo Casto (=Dello Casto, cognome sottinteso meridionale), cioè Casto, che quindi sarebbe una forma ridotta di Castro. Peraltro - notiamo - che è possibile che la forma Casto, almeno in Istria, sia dovuta talvolta ad incrocio di Castro con Castus, presente già nelle iscrizioni d'epoca romana come nome a Parenzo e Pola, e come cognome ad Aquileia, nel Veneto, a Cremona, in Dalmazia, nella Dacia, nella Pannonia e nel Norico (cfr. Livia Zanmarchi de' Savorgnani, Appunti sull'onomastica antica dell'Istria, Venezia, 1964, Estratto degli "Atti dell'Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti", anno accademico 1963-64 - tomo CXXII, p. 249). Citando qualche Casto più vicino a noi, nel novembre del 579 (CDI) troviamo a Grado un Castus presbyter, il 15/9/1314 (CDI) a Trieste un Praesbitero Casto Canonico Muglae, il 19/5/1336 (cit.) a Muggia Castus filius Dominii Firmapacis Vicedominus, e il 23/6/1343 (CP II p.307) a Pirano Castus Dominici Zaneti (Casto di Domenico Zanetto), scritto anche Caste nel corso del medesimo documento. E pure nel nobile casato Capitani di Pola abbiamo nel 1370 un Franciscus quondam Carstoli (AMSI 68°, a. 1968, p.64), la cui moglie vedova appare il 27/12/1391 come domina Maria uxor qm. Ser Francisci olim Ser Casti assieme al figlio Ser Casto Notario qm. Ser Francisci (AMSI 55°, a. 1954, p. 77), detto nel 1400 (cit. p. 60) Casto del fu ser Francesco de' Capitani, e Ser Chastolus de Capitaneis nel 1403 (AMSI 23°, a. 1908, p. 362), data in cui vediamo a Pola altresì Ux. Olim ser Antonii Castroni (cit. p. 363) cioè la moglie del fu ser Antonio Castrone.
Per quanto concerne l'altra citata variante di Castro - Carsto - oltre che essere sottinteso metatesi di Castro, essa puó essere sorta anche per assonanza con Carso, tanto che addirittura il 27/9/1429 (AMSI 11°, a 1895, p. 199) captiamo a Capodistria un Pascolo de Castro che invece di un Pascolo de Carsto cioé de Castro sembrerebbe essere un pascolo del Carso, ricordando che nella stessa data (cit., p. 198 e p. 201) è testimoniato a Capodistria pure un altro componente dei de Castro capodistriani chiamato Christofal de Casto o Cristofallo de Casto. Quali esempi di confronto si vedano tre documenti friulani, in due dei quali Carsto vale per Carso, mentre nel terzo documento Casto = Carso. Cosí, il 7/2/1246 (AT 12°, N.S., a. 1886, p. 5) rileviamo ad Aquileia che gli usurpatori dei beni dell'abate Vecello di Beligna erano tre: i signori di Duino gli usurpavano le possessioni della chiesa di S. Johannis de Carsto (di San Giovanni del Carso), domino Bregogna gli usurpava le decime della villa de Sub Carsto (della villa di Sotto il Carso), mentre altri beni nella chiesa di Melereto (oggi Mereto di Capitolo perché soggetto al Capitolo della chiesa d'Aquileia) erano usurpati da D. Stephano de Castro novo cioé da domino Stefano di Castelnuovo, che si trova sul Carso in Istria. Tale localitá di Castelnuovo del Carso viene menzionata di nuovo in una carta piú tarda, redatta a Treviso il 20/10/1323 (AT 13°, a. 1887, pp. 395-396), in cui Enrico conte di Gorizia impegna ai fratelli Leonardo e Lorenzo de Novo Castro super Charstis (= di Castelnuovo sul Carso), due ville super Charstis ossia due ville sul Carso. E ancora, in un atto di Cividale del 24/11/1261 (AMSI 9°, a. 1893, p. 71), in una controversia tra il patriarca d'Aquileia Enrico di Strassoldo e Ulrico duca di Carinzia, si parla dei boschi in Carsto et Foroiulli (= nel Carso e Friuli), e Ulrico viene indicato pure come d. Ulricum ducem de Casto cioé domino Ulrico duca del Carso. Si tratta in effetti di Ulrico III duca di Carinzia e signore della Carniola, nonché dell'Istria e del Carso, come appare da un'antecedente carta del novembre 1260 (CDI), in cui - a quanto si nota dall'espressione nec non Istriae et Karsti - il toponimo Carso viene presentato nella forma germanizzante Karsto (Carso si dice infatti Karst in tedesco), per cui ne deduciamo che tutte le forme nominali e cognominali Carsto per Castro finora registrate e che registriamo in avanti, come giá detto, oltre che per metatesi e assonanza con Carso, si debbano anche ad influsso e incrocio col tedesco Karst "Carso". Si veda pure la frase in contractis Fori Julii, super Charstis, et Istria il 18/5/1328 (CDI), mentre in merito alla precitata chiesa di S. Johannis de Carsto (San Giovanni del Carso) dei 7/2/1246, essa compare nel gennaio 1314 (CDI) come ecclesia Sancti.Joannis de Carsis, di cui era pievano domino Ulrico il 28/9/1344 (cit.).
Ritornando al precitato Artuicus de Castro Pyranensi del 1064 e ai continuatori capodistriani della sua linea, un suo pronipote compare come teste nel doc. 16/1/1173 (CP I, p. 4), in cui Bernardo vescovo di Capodistria e Trieste dona al pievano e alla Chiesa di Pirano i quartesi delle decime di Castelvenere - ed é Carsto - il quale ricompare come Carsto de Giustinopoli (Castro di Giustinopoli) nel doc. 20/5/1212 (cit., p. 95), quando Volfgero (o Volchero) patriarca d'Aquileia e marchese d'Istria e della Carniola gli assegna il feudo di Castignolo nel territorio di Pirano, e fa riconoscere e determinare i confini tra i comuni di Pirano e Isola. Come risulta dall'atto, la linea di questi confini tra l'altro, passando sul cocuzzolo di mezzo di Albuzzano, costeggia il piano di Cellola fino al piano di Grivano, e da qui svolta sino a giungere vicino al piano di Castignolo, lasciando verso Pirano reddidum illorum de Carsto cioé la tenuta dei de Carsto. Ció significa che il feudo di Castignolo, pur essendo proprietá privata dei de Carsto di Capodistria, geograficamente rimaneva sempre incluso nel territorio di Pirano, di cui era parte integrante.
Il riferito Carsto del 16/1/1173 detto Carsto de Iustinopoli il 20/5/1212 (il cui fratello Wodorlico de Carsto documentato il 9/1/1189 nell'Archivio della Cattedrale di Capodistria non ebbe successori), generó almeno tre figli, il primo dei quali - Albericus de Carsto - lo individuiamo quale uno dei tre consoli Capodistriani a Cividale i1 3/6/1239 (AMSI 8°, a. 1892, p. 44), mentre il secondo fratello Facina de Casto lo cogliamo a Capodistria i1 30/8/1254 (AMSI 9°, a. 1893, p. 70), e ancora come domino Facina de Castro il 7/7/1255 (CP I, p. 123), quale domino Facina de Carsto 1'1/3/1263 (cit., p. 151), e nuovamente in veste di domino Facina de Casto il 22/ 9/1264 (cit., pp. 161-162), nel quale documento compare anche il di lui figlio Gualengo o Valengo. Quanto al terzo fratello, si tratta di Mirsa o Mirxa o Mirso (o Miriza), riduzione di Mirissa o Mirizza o Mirisso, personale maschile medioevale istriano e triestino (ad esempio nel CP I, p. 99, vediamo il 18/12/1222 a Pirano una Flos uxor uxnr Mirse cioé Fiore moglie di Mirsa), che è un derivato e alterato di Miro (risalente al nome augurale latino Mirus o Mira, da mirus "ammirevole, degno di ammirazione" - cfr. il nome Miro in De Felice 1986, pp. 266-267), incrociatosi talvolta con Merigo (=Amerigo o Almerigo) o Marigo o Mirigo, che ha dato origine al casato triestino e muggesano dei Mirissa o Merissa o Mirizzo o Mirizio, documentato a Trieste con un Dominicum Mirizo o D. Miriz giá il 26/10/1202 (CDI) e nello stesso giorno (cit.) a Muggia con un Dominicum de marigo o D. Miris.
I suddetti tre fratelli ebbero a loro volta discendenti, ad iniziare da Mirsa il cui figlio Carstus de Miriza lo riscontriamo a Cividale il 24/2/1275 (CDI), e quindi a Capodistria come domino Casto de Mirxa il (CP 1, p. 214), quale dominum Castum de Mirsa il 19/10/1285 (cit. pp. 249-250), e in qualitá di dominus Gastrus Mirsus Iustinopolitanus l'8/8/1290 (cit., p. 267), data in cui egli é proprietario di una vigna nella valle di Sicciole. Carsto o Casso o Castro procreó almeno tre figli che troviamo ad Aquileia il 4/7/1331 (AT 13°, a. 1887, p. 407), ove infatti oltre a D. Franciscus fillus q. Casti de Mirxa de Justinopoli ci sono anche i suoi due fratelli minori Paolo e Bernardo, e in cui viene nominato pure un loro defunto parente - ossia il quondam D. Petrus de Casto da Justinopuli - probabilmente fratello di loro padre, il quale Pietro era ancora vivo il 4/4/1310 (AMSI 45°, a. 1933, p. 116), data in cui egli si palesa quale Pietro da Casto. Perdipiú, i tre fratelli de Castro - Francesco, Paolo e Bernardo - sono presenti pure in alcuni strumenti del CP II, a cominciare dal 29/8/1321 con domino Francisco de Castro di Iustinopoli, fino al 27/4/1350 con ser Paulo de Casto, che rivediamo ancora come Paolo di Casto il 14/2/1358 e quale Paulus de Castro il 2/6/1359 (AMSl 4°, a. 1887, p. 134 e p. 136). In realtá, i detti tre fratelli de Castro appaiono nel CP II (ove si vedano gli atti del 26/4/1325, 18/5/1325, 17/7/1326, 29/8/1333, 3/7/1334 e 31/8/1334, poiché nel 1325 insorse una causa per i confini della villa di Castignolo tra i possessori di questa - ossia appunto i tre pluricitati fratelli capodistriani de Casto o de Castro - e il comune di Pirano, il quale infine, dopo oltre nove anni di contrasti, in data 31/8/1334 riconobbe pienamente per l'avvenire i loro possedimenti di Castignolo.
Ricollegandoci ora ai due precitati fratelli di Mirsa - Alberico e Facina (=Facino cioé Bonifacino) - come giá espresso anch'essi ebbero figli e discendenti, e un figlio di Facina - ossia Walengo filodomini Facine de Casto - lo abbiamo giá visto il 22/9/1264 (CP I, p. 161), in cui figlio potrebbe essere a sua volta il Mengossius de Chaste de Justinopoli, che reperiamo a Gorizia il 25/11/1292 (AT 12°, a. 1886, p.75). In merito invece ad Alberico, un suo figlio o nipote puó essere 1' Alberico quondam domini Alberici de Casto dell'1/4/1309 (CP II, p. 70), che compare come Albericus de Casto militis il 21/4/1320 (Archivio della Cattedrale di Capodistria), il cui figlio Bernardus filius Alberici de Casto de Iustinopoli notario é stesore di un atto in data 4/1/1321, come viene spiegato il 14/10/1325 (CP Il, p. 132). Ai detti componenti vi aggiungiamo Fiorito e Bernardo del fu Manfredino de Casto menzionati il 28/8/1377, data in cui Venezia accorda a Fiorito di succedere al defunto padre nell'ufficio di uno dei 4 giustizieri di Capodistria. A sua volta Manfredino aveva ottenuto tale ufficio per i meriti del fratello Alberigucero, morto nella guerra di Candia (si tratta in effetti della ribellione nel 1364 dei Candia a Venezia, che dovette intervenire - n.d.r.) come connestabile di fanteria, e anche perché potesse mantenere i due figli di Alberigucero (poi morto) e una femmina (AMSI 5°, a. 1889, p. 68). E si veda pure Giacomo de Casto che era giudice di Capodistria nel 1364 ( de Totto, 1939, p. 31).
Pertanto, i de Castro o de Carsto o de Casto di Capodistria ebbero continuatori nel '200, '300 e '400 (in proposito si vedano ad esempio il 27/ 9/1429 i citati Pascol de Carsso e Christofal o Cristofallo de Casto), e anche nei secoli successivi (ad esempio nel libro di Antonio e Luigi Deluisa, Le chiese di Strassoldo e altre notizie, p. 65, Strassoldo 1985, tra i sacerdoti presenti a Strassoldo dal 1322 in poi, nel 1526 rileviamo un P. Pietro de Casto di Giustinopoli cioé di Capodistria; mentre il 15/7/1548 un Giovanni del fu Giovanni de Castro di Capodistria venne investito dal doge Donato del feudo di San Giovanni della Corneta assieme a tre fratelli Verzi capodistriani - cfr. Monumenti del Nobile Consiglio di Capodistria, p. 10, Venezia 1770), ma non fino ad oggi, in quanto giá nel '600 essi vennero decimati dalla peste nel 1630-31 e da altre morti avvenute tra il 1641 e il 1671. Sopravvivevano comunque ancora nel '700, ma l'ultimo componente maschio della famiglia non é stato don Pietro de Castro pievano di Lonche nel maggio 1766 - secondo quanto già detto - bensì, come risulta ora dalle nostre ultime ricerche, il 20/10/1797 era ancora vivo a Capodistria tale Stefano Casto (AMSI 70°, a. p. 192, nota 1), e il 13/5/1800 era vivente pure Benedetto Casto (cit. p. 194). Avvertiamo nel contempo come - per il fenomeno curioso il quale andrebbe studiato) che nel corso del tempo a Capodistria diverse famiglie abbiano lasciato i loro antichi cognomi assumendone altri - ma parte dei de Castro o de Casto capodistriani siano pure scomparsi perchè diventati Lonzar (cosí chiamati sembra da una lonza assunta per emblema), un cui ramo soprannominato ancor oggi Casto (=Castro) ci ricorda appunto l'omonimo cognome di cui é in parte continuatore.
Per la detta questione e per maggiori particolari sui de Castro di Capodistria rinvio al mio studio Cognomi piranesi: de Castro-Castro, su "La Voce" N. 24 di sett.-ott. 1985, pp. 4-5-6, e inoltre per l'origine e la storia completa di tale casato, si veda sempre 1'appena citata mia ricerca apparsa in tre puntate su La Voce N. 24 di sett.-ott.1985, pp. 3-6, N. 25 di nov. 1985, pp. 5-6, e N. 26 di dic. 1985, pp. 7-8, nel quale lavoro semiscientifico, ci sono sottintese non poche cose da rivedere oggi, a distanza di oltre dieci anni, date le mie migliori conoscenze nell'onomastica cognominale rispetto ad allora. Grazie ad esse infatti, in questa sede posso presentare l'origine storico-etimologica del cognome piranese e capodistriano de Castro in veste veramente scientifica.
Passando adesso ai de Castro o Castro propriamente residenti a Pirano dopo il piú volte citato Artuicus de Castro Pyranensi del 1064, il primo o meglio i primi suoi discendenti che incontriamo nelle carte piranesi sono del 24/4/1422, data in cui ser Nicoló del Bello di Pirano viene investito dal vescovo di Capodistria Geremia Pola della decima d'una casa edificata da poco dallo stesso Nicoló a Pirano in Porta Campo (si tratta della palazzina in stile gotico veneziano esistente ancor oggi a Pirano in Piazza Tartini all'angolo della Carrara Grande), posta oltreché vicino alla casetta di ser Antonio del fu ser Zarotto Vidali e vicino la strada pubblica a pure apud domum uxoris et heredum Casti de Caste (Marsich 1895, p. 40), cioé presso la casa della moglie e degli eredi di Casto, il quale quindi essendo nel 1422 giá defunto, poteva essere nato Pirano intorno al 1340-50.
Osserviamo perció - parimenti a Capodistria - anche a Pirano l'uso dell'originario toponimo Castro (=Castello) non solo in funzione di cognome ma anche di nome, e da qui cogliamo l'occasione per avvertire ancora che tra il '200 e il '300 é esistito in Istria pure un nome composto Carstermano o Carstermanno o Carsermanno - detto anche Carso in forma abbreviata - ove la seconda parte manno poteva continuare il nome germanico Manno (da mann "uomo") oppure il nome romanzo Magno e latino Magnus dal latino magnus "grande" (cfr. i cognomi Magni, Manni e Mannu in De Felice 1978). Cosí, il 20/8/1256 (CDI) Dominus Carstermanus era podestá di Montona (oltre che barone del castello di Pietrapelosa), presente poi a Cividale il 14/8/1274 (CDI) come Carsemannum, mentre il penultimo febbraio del 1305 (CDI) registriamo
un Carstemanno Capitaneo Pissyni (Carstemanno Capítano di Pisino) che si identifica col Nob. viro Carse filio quondarm Domini Radulfi de Pisino testimoniato ad Albona il 10/10/1338 (CDl).
Rientrando nell'argomento principale, dopo il predetto Casto di Pirano del 24/4/1422, dei cui figli e moglie non viene però fatto il nome, il 28/3/1476 (AMSI III, pp. 390-391, a. 1887) abbiamo un Michilel de Castro (la cui moglie donna Margherita nella detta data fa testamento nella chiesetta di Sancta Maria in Carsse, da cui deriva la località oggi detta Madonna del Carso, sotto Salvore), che ricompare l'1/6/1476 (cit. p. 392), mentre il di lui figlio Andrea Finel de Castro si palesa il 19/10/1489 (cit., p. 394). II citato Michilel de Castro è sottinteso un discendente diretto o indiretto (cioé figlio o nipote oppure cugino di vario grado del predetto Casto de Casto defunto in data 24/4/1422, e un altro successore é pure l'Almerico de Casto ambasciatore a Venezia assieme a Balsamino de Preto (Dapretto), presente come questo in una ducale del 16/10/1483 (cfr. Lettere ducali a Pirano - Catalogo della mostra dell' Archivio regionale di Capodistria, Quaderno 5, p. 14, Capodistria 1978). II 5/11/1483 i detti due oratori (=ambasciatori) della comunitá di Pirano Juris Doctorum Dominum Dalsenminum de Pretho et prudentem Virum Almericum de Castro (domino Balsamino Dapretto dottore in legge e il saggio uomo Almerico de Castro), vennero inviati nuovamente a Venezia per chiedere al doge Giovanni Mocenigo che fosse redatta una copia moderna della vecchia dedizione di Pirano a Venezia del 26/1/1283 poichè non riuscivano piú a comprenderne il contenuto (cfr. Per li L.L. C.C. popolari di Pirano, p. 3, Venezia 1792, e il CDI in data 5/11/1483. Supponendo che il citato ambasciatore piranese Almerico de Castro nel 1483 fosse cinquantenne, e quindi nato nel 1433, il di lui figlio - nato verso il 1460 - doveva essere giá defunto il 2/2/1549, data in cui infatti compare il nipote omonimo Almaricus qm. Ser Dominici de Castro - (Morteani 1886, p. 171), mentre messer Domenengo de Castro il vecchio (sottinteso almeno novantenne) che incontriamo assieme al figlio Ottavian de Castro sempre il 2/2/1549 (cit., p. 167) é un componente omonimo di un altro ramo del casato, e un altro parente é pure Nicolaus de Castro sposato con Domina Lucia dicta de Zor-zi del Vescovo (cit., p. 170), la quale Lucia del Vescovo (figlia di Zorzi) é rovignese come indicatoci dal cognome, che oggi continua quale Devescovi oltreché a Rovigno pure a Trieste e altrove.
É necessario peraltro avvertire che nessuno dei sunnominati personaggi ebbe discendenti prosecutori della stirpe dei de Castro di Pirano, i quali invece sono continuati fino ad oggi soltanto tramite un fratello (o al limite cugino) del precitato ambasciatore Almerico de Castro del 5/11/ 1483 - Ottaviano nato nel 1430 - la cui moglie, di cui ignoriamo il nome, ha dato tre maschi, dal primogenito dei quali, Giovanni Battista nato nel 1473, discendono tutti i de Castro e Castro di ceppo piranese esistenti ai nostri giorni, compreso sottinteso pure l'arcinoto professor Diego de Castro.
Dobbiamo inoltre chiarire pure che l'albero genealogico dei de Castro di Pirano, compilato dal canonico Domenico Vidali (foglio 17), inizia appena dal nipote omonimo dell'anzidetto Giovanni Battista (1473), ossia con un Giovanni Battista nato nel 1564, ammogliatosi con tale Maria, e ció perché il canonico Vidali oltre a non aver effettuato una ricerca approfondita sui de Castro pari a quella condotta dal sottoscritto setacciando ogni tipo di fonte e documentazione inerente Pirano, non ha ad esempio consultato nemmeno il primo libro dei matrimoni di Pirano abbracciante circa 568 matrimoni tra il principio del 1593 e la fine del 1611 tra i quali ci sono anche 16 sposalizi compresi tra il 20/10/1593 e l'8/2/16I0 in cui i de Castro sono coinvolti direttamente (quando si sposano) o indirettamente (quando compaiono solo come testi a matrimoni altrui. Tra essi ricordiamo un ser Zupan de Castro (sull'origine e l'impiego del personale Zupan o Zuppano tra alcune famiglie di Pirano, inclusi i de Castro, si veda il cognome Trani), un Bortolo de Castro fu Francesco, un Almerico de Castro sposatosi (prima del 1593 peró) con Isabella di Venezia (la quale rimasta poi vedova si é risposata 1'1/7/1598 con (Giraldo Giraldi), un Marquardo de Castro fu Domenico, e pure un reverendo Nicoló de Castro. Neppure tali de Castro hanno peró portato avanti il loro casato con figli e discendenti, eccetto il giá citato Giovanni Battista nato nel 1564, mancato peró presto verso il 1608, dato che come constatiamo appunto sempre dal detto Libro I dei matrimoni di Pirano la di lui vedova Maria (con cui si era ammogliato nel 1592) si risposa il 10/2/1609 con Pellegrino Del Senno fu Almerigo.
Ripristinando il contatto col predetto Ottaviano de Castro nato nel 1430 e coi suoi tre figli maschi Giovanni Battista (1473), Bernardino (1475) e Vincenzo (1478), quest'ultimo compare come Vincenzo de Castis il 23/5/1510
(AMSI 9°, a. 1893, pp. 92-93), data in cui egli é uno dei due oratori della comunitá di Pirano assieme a Domenico Petronio, e giorno in cui Venezia accorda al Castello di Momiano di essere aggregato alla giurisdizione di Pirano, accogliendo le richieste dei momianesi riferite appunto dai detti due oratori piranesi. Inoltre, il 31/3/1515 (cit. p.96) in ricompensa dei loro servigi, Venezia concede ai fratelli Vincenzo Bernardino e Giovanni Battista de Castris, cittadini di Capodistria e Pirano, la castellania di San Servolo e tre cavalli a Bernardino, in aggiunta a quello che giá teneva da due anni in qualitá di contestabile di Raspo. Quindi, il 20/8/1523 (cit., p. 105) Zuanze Baptista da Castro citadin de Capo d'Histria et Pyran é capo dei croati e riceve 8 ducati di paga, e ancora i1 24/1/1542 uno dei tre figli di Giovanni Battista (1473) - Domenico nato nel 1514 - appare come Domenico de Castro da Capodistria (AMSI 76°, a. 1976, p. 147), mentre invece il padre il 22/2/1542 compare quale Giovanni Battista de Castro da Pirano (cit., p. 147). Il 29/3/1554 (AMSI 9°, a. 1894, p. 302), in riconoscimento della fedele opera dei componenti della famiglia di Castro, cittadini di Capodistria e Pirano, la provvisione alla Camera di Raspo di Giovanni Battista e le sue due prestazioni in Friuli godute fin dal 1532 passavano ai due figli Domenico e Vincenzo, dopo la loro morte in seguito alla peste, il 15/10/1558 (cit. p. 337) Venezia confermava una delle due prestazioni e metá della provvigione al terzo figlio Ottaviano (nato nel 1520 e morto tra il 1567 e il 1568).
Circa il titolo dei de Castro piranesi di "cittadini di Capodistria di Pirano", si veda il capitolo V intitolato Privilegi particolari della nobiltà capodistriana nell'opera di Pier Antonio Quarantotti Gambini I nobili di Rovigno e delle altre cittá istriane, pp. 71-80, Venezia 1968, e quanto da me detto su La Voce N. 26 di dic. 1985, pp. 7-8). Cosí, per una speciale disposizione dogale di Tomaso Mocenigo dell'8/3/1423 uno dei privilegi degli ascritti al Consiglio di Capodistria era quello di continuare a far parte di esso benché dímorassero lontano da Capodistria. Venezia infatti al principio del'400 ritenne necessario immettere nel ricostituito Consiglio capodistriano (Capodistria si era ribellata a Venezia nel 1348) molti elementi di sua fiducia, creando una pseudo nobiltá capodistriana per cui le famiglie e le persone del Consiglio dimoranti fuori di Capodistria acquisivano un privilegio rispetto alle famiglie e alle persone del Consiglio risiedenti nella cittá, le quali ultime appena raggiunti i termini usuali della decadenza decadevano ipso facto, mentre invece le prime continuavano a far parte del Consiglio anche se oltrepassavano quei termini. Sulla proporzione di questa nobiltá onoraria capodistriana non è possibile fare rilevamenti nei registri del '400 e del '500, poiché in essi vi appaiono solo i cognomi delle famiglie senza l'indicazione della dimora che avvertiamo invece talvolta nel '600 e nel '700. Cosí per esempio nel 1765 erano nobili di Capodistria pure una famiglia di Venezia, una di Pordenone e due di Padova, intanto che tra gli istriani aggregati alla nobiltà capodistriana nel '600 e '700, ma dimoranti in altre città istriane, il Quarantotti cita i Polesini di Montona (iscritti nel 1677), i Contesini Hettoreo di Isola (1705), e gli Scampicchio di Albona, omettendo però i de Castro di Pirano, i quali al contrario - come da noi ampiamente mostrato - risultano "cittadini di Capodistria e Pirano" fin dal 31/3/1515, antica nobiltà civica onoraria loro attribuita di cui ora sappiamo le ragioni, considerando pure il fatto che essendo notoriamente Pirano, tra le cittá istriane, la fedelissima di Venezia per eccellenza, i de Castro quali degni figli di Pirano, servitori fedeli della Repubblica e soggetti quindi ben affidabili, non potevano non essere ammessi d'autoritá nel Consiglio d i Capodistria (ove perdipiú - come sappiamo - giá risiedeva o aveva risieduto un ramo dei de Castro piranesi fin dal 1212, anno in cui era stato infeudato dal patriarca d'Aquileia Volchero del territorio di Castignolo nel circondario di Pirano), organismo ricostituito nel 1413 dalla Signoria di Venezia e perció da essa dipendente (P. A. Quarantotti Gambini, cit., pp. 15-16).
Intorno ai suddetti privilegi, dunque, oltre al privilegio di essere nobili di Capodistria pur risiedendo a Pirano, i de Castro piranesi, in quanto appunto nobili di Capodistria, godevano di altri tre privilegi, uno dei quali era quello di inviare ogni anno 4 nobili del Consiglio di Capodistria come podestá di Pinguente e Portole e a rettori di Due Castelli e Buie. In tal modo, abbiamo giá visto il 31/3/1515 Bernardino de Castro (1475) quale contestabile di cavalli a Raspo, castello presso Pinguente, carica che dopo la sua morte il 13/3/1543 passó al figlio Domenico (AMSI 9°, a. 1893, p. 132), chiamato Domenico da Castro il 1565 e il 6/2/1570 (AMSI 9°, a. 1894, p. 356 e p. 374), e Domenico De Castro il 27/6/1570 (cit., p. 371), che fu contestabile fino al marzo o aprile del 1579 (nel frattempo era stato anche podestá di Due Castelli) periodo in cui morí, poiché 1'8/5/1579 fu eletto contestabile di Raspo Rizzardo de Verzi di Capodistria in luogo del quondam Domenico da Castro ultimamente morto (AMSI 11°, a. 1895, p. 58). E un altro privilegio cui partecipavano i nobili di Capodistria era quello di eleggere tra gli stessi nobili del Consiglio il capitano degli schiavi (detto anche procuratore della contadinanza), cioé il rappresentante degli slavi del contado per cui, come pure giá visto, Giovanni Battista de Castro il 20/8/1523 era capo dei croati vale a dire capitano degli schiavi.
A questo punto, va ricordato che, a comprova della notevole prolificità dei de Castro di Pirano nel secolo XV, i1 casato - al pari dei Dapretto e dei Fonda - ebbe circa 35 nati tra il 1458 e il 1500 (Skubic, 1983, p. 1025, che peró registra il cognome come Castro e non de Castro. Peraltro, piú tardi, la terribile peste del 1557-58 deve aver veramente falcidiato la famiglia, e tra i colpiti furono proprio anche i due figli minori di Giovanni Battista de Castro (I473), ossia Domenico nato nel 1514 e Vincenzo nato nel 1516, periti poco prima del 15/10/1558 come visto, i quali probabilmente non si sposarono e se lo fecero non ebbero comunque successori. Quanto ai due precitati fratelli di Battista (1473), non risulta che Vincenzo (1478) abbia preso moglie diversamente da Bernardino (1475) che come giá sappiamo ebbe un figlio Domenico, poi morto al principio del 1579. Da dire inoltre che Bernardino de Castro (1475) é noto per il fatto d'arme di Marano, per cui egli assieme a Bertrando Sacchia da Udine e a Giuliano Cipriani da Brescia, con uno stratagemma il 2/1/1542 imprigionó il presidio Marano (dal 1514 sotto l'Austria), issando la bandiera del re di Francia. Quindi i tre eroi offrirono il castello di Marano a Pietro Strozzi capitano di Francesco I, che lo occupó e lo vendette alla Repubblica Veneta il 29/11/1543 per 25.000 ducati (G. Caprin, Lagune di Grado, p. 203, Trieste 1890). Siccome Bernardino era vivo il 2/1/1542 e il figlio Domenico gli successe quale contestabile di Raspo il 13/3/1543, dopo la sua morte significa che questa sia avvenuta tra il 1542 e l'inizio del 1543. Va perdipiú aggiunto che, contrariamente a quanto detto, Bernardino ebbe ancora un figlio di nome Vincenzo (che era ancora vivo in qualità ser Vincenzo de Castro il 23/5/1579 - Morteani 1886, p. 176), il quale fu appunto l'ideatore della famosa lapide dedicatoria del 14/3/1559 a suo zio Giovanni Battista (1473).
Non c'é dubbio che il piú meritevole dei fratelli Vincenzo, Bernardino e Giovanni Battista de Castro (1473) sia stato proprio quest'ultimo citato da Stancovich 1829, tomo terzo, p. 26, Morteani 1886, p. 114, e Morteani 1906, p. 36. Capitano di cavalleria, egli serví valorosamente la Repubblica di Venezia per un lungo periodo di oltre cinquant'anni, ottenendo per i suoi meriti onorati stipendi e quiescenza in patria, ove morí verosimilmente alla fine del 1558, a breve distanza dalla morte dei due figli Domenico e Vincenzo, come giá visto deceduti per la peste poco prima del 15/10/1558), spirando fra le braccia della moglie Caterina e delle figlie delle quali ignoriamo il nome, come pure non sappiamo il cognome di Caterina), e venne sepolto nella chiesa di San Francesco, nella tomba di famiglia (ove giá riposava l'altro capitano, Vincenzo suo fratello forse mancato durante la peste del 1557-58). Nella lapide in latino, in onore ed eterna memoria di questo militare, esistente ancor oggi a sinistra dell'altare maggiore della detta chiesa di San Francesco di Pirano, leggiamo che Vincenzo de Castro (giá citato, figlio di Bernardino) pose questo monumento come speciale tributo al suo benemerito zio Giovanni Battista de Castro cittadino capodistriano e piranese illustre comandante di cavalleria, come sta scritto all'inizio della lapide) il 14/3/1559. A tale data segue un'aggiunta, la quale dice che i pronipoti di Vincenzo, Bernardino e Ottaviano, figli pure dello stesso ramo collaterale, hanno desiderato che fosse trasferito e aggiunto in quella parete anche il figlio Domenico del medesimo proavo un tempo podestá di Due Castelli, il quale aveva qui lapide sepolcrale per sé e famiglia. Ció in data 26/2/1710.
Seguitando nella materia, nel 1561-62 i de Castro impersonavano una delle 20 famiglie nobili costituenti allora il Maggior Consiglio di Pirano (formato da circa 120 consiglieri), nel quale erano rappresentati da 4 loro membri, tre dei quali erano Baldissera (=Baldissare) del fu Domenico, Pietro del fu Almerico, e Ottaviano del fu Giovanni Battista (Pahor 1972, p. 31 e p. 222, nota 37, che peró registra De Castro e non de Castro). Inoltre, tra i proprietari di saline piranesi nel 1594 riscontriamo sia i de Castro che i Castrin, di cui una componente era Catarina Castrina (Luciani 1872, p. 1046), i quali questi ultimi -come poi constatiamo - erano peró in realtá altresí dei de Castro, ovverossia Castrin (diminutivo dialettale di Castro) era il nome personale di un de Castro, per cui, come risulta dai libri matrimoniali piranesi l'8/2/1610 il canonico Baldissera Bonifacio ha unito nella chiesa di San Stefano di Pirano certa madonna Lena (=Elena) figlia del fu messer Gastrin de Castro con Marco Amoroso fu Piero. Tra i discendenti dei detti Castro padroni di saline nel 1594, Víncenzo de Castro era uno dei maggiori possidenti di saline a Pirano tra il 1791 e il 1800, possedendo egli 82 cavedini con 32 lavoranti. L'anno piú redditizio fu il 1797, in cui gli 82 cavedini del de Castro produssero 277 moggia abbondanti di sale (cfr. il secondo allegato tra la p. 56 e la p. 57 in E. Nicolich, Cenni storico-statistici sulle saline di Pirano, Trieste 1882). Tale Vincenzo de Castro, nato nel 1763, era figlio di Giovanni Pietro, uno dei cinque fratelli di Domenico nato nel 1724, quadrisnonno del professor Diego de Castro.
Retrocedendo ai tre consiglieri de Castro del 1561-62, va precisato come il solo di essi che abbia assicurato la continuazione dei de Castro fino ad oggi, sia Ottaviano, come giá detto nato nel 1520 e mancato nel 1567-68, sposatosi nel 1555 con tale Caterina che gli ha dato nel 1564 (e ne ricava che tutti i figli nati in precedenza, tra il 1555 e il 1563, siano morti da piccoli) il figlio maschio Giovanni Battista (rimasto quindi orfano a circa tre anni d'etá, ammogliatosi poi da adulto nel 1592 con certa Maria), i cui discendenti sono proseguiti sino a noi. Perdipiú, la preminenza dei de Castro nella vita politico-sociale di Pirano è durata fino alla fine della Repubblica di Venezia, in modo che l'11/9/1792 la famiglia Castra era una delle 14 famiglie nobili che componevano ancora il Consiglio della terra di Pirano (Per li L.L. C.C. popolari di Pinino, p.101, Venezia 1791).
É indispensabile ancora ricordare che i de Castro non si distinsero solo nel campo militare, ma in tempi piú recenti anche in quello scientifico. Si veda cosí in primo luogo il professor Vincenzo de Castro, della cui figura e delle cui opere ne ha trattato egregiamente il prof. Mario Zanini su La Voce N. 38 di giugno-luglio 1987, pp. 4-5, e N. 39 luglio-sett. 1987, pp. 12-13. Nato a Pirano il 5/7/1808 dall'avvocato Giovanni de Castro e da Teresa de Moratti di Isola (che é in realtá l'odierno cognome isolano Moratto, fiorente a Trieste anche nei due rami buiese e parenzano), e morto a Milano nel 1886, Vincenzo de Castro fu letterato e pedagogista, poeta e giornalista, e a lui era dedicata fino al 1945 a Pirano la Calle de Castro nel rione di Punta, mentre ancor oggi gli è intitolata una via sia a Padova (fu infatti professore di letteratura ed estetica e quindi Decano della facoltá filosofica nell'Universitá Patavina), che a Roma, e a Milano c'é una via col nome del di lui degno figlio Giovanni (nato nel 1837, storico e letterato illustre), il quale a sua volta ebbe un figlio di nome Arnaldo che peró non ha avuto successori per cui il ramo si é estinto. Da dire perdipiú che al detto prof. Vincenzo Da Castro (1808) - il quale tra l'altro fu anche maestro di Carlo Combi, venne creato Cavaliere di piú ordini da Francesco Giuseppe imperatore d'Austria (G. Pusterla, I nobili di Capodistria e del'Istria con cenni storico-biografici, p. 38, Capodistria 1888) - é stata intitolata ultimamente pure la Scuola Elementare di Pirano.
Citiamo altresí un Pietro de Castro nato nel 1792 a Pirano e lì deceduto nel 1857 (unitosi nel 1832 con Francesca Venier, da cui non ebbe peró prole), fondatore di una borsa di studio per i de Castro, di cui l'ultimo a fruirne é stato l'ingegner Marcello de Castro (Trieste 1901-1964) il cui figlio dottor Osvaldo de Castro, nato nel 1942, oggi vive a Monfalcone.
Inoltre, due fratelli piranesi - Luigi de Castro e Andrea de Castro - nella seconda metá del secolo scorso insegnarono l'arte della pittura nel campo miniaturistico per molti anni a Fiume, che li considerò cittadini.
Né si puó poi dimenticare il professor Piero de Castro cugino del prof. Diego de Castro), nato nel 1881 a Pirano (qui sposatosi il 9/8/1911 con la concittadina Lidia Luisa Maria Vatta) - che insegnò nel Ginnasio di Pisino nel 1906-1911 e poi nel Liceo di Pola, e fu anche podestá di Pirano nel 1930-32 e nel 1938-40 - autore dell'importante lavoro Modi di dire attinenti a cose di mare usati a Pirano, apparso su "Pagine Istriane", a. V, N. 5-6, pp. 120-127, Capodistria maggio-giugno 1907, testimonianza preziosa del particolare vernacolo piranese che occupa un posto a sé tra le parlate romanze dell'Istria.
Per altre notizie e ulteriori approfondimenti sui de Castro di Pirano, rimando a quanto scritto dal prof. Diego de Castro nelle sue Interessanti precisazioni storiche sulla famiglia de Castro, su La Voce n. 27 gennaio-febbraio 1988, pp. 4-5.
Nel 1945 vi erano nel comune di Pirano 20 famiglie Castro di cui 3 abitavano a Santa Lucia, 1 a Santa Croce e 16 a Pirano-città ove c'era ancora una sola famiglia de Castro impersonata da Elena de Castro, zia paterna del prof. Diego de Castro (nata nel 1869 a Pirano e ivi deceduta alla fine del 1966). Inoltre, altre 9 famiglie Castro di sangue piranese abitavano fuori del comune di Pirano, di cui 2 a Isola (da notare che all'inizio del 1800 un componente dei Castro di Isola di precedente ceppo piranese - Almerico - si é stabilito a Pirano dando origine ai Castro soprannominati Scartussa), 1 a Villanova di Verteneglio, 3 a Montone e 3 a Pola, cui vanno aggiunte anche 2 famiglie de Castro d'origine piranese a Fiume. Mentre, delle 2 famiglie Castro viventi a Parenzo nel 1945, ma era di provenienza italiana meridionale e l'altra discendeva da un Girolamo Castrovich (sembra di Zaravecchia) aggregato al Consiglio di Parenzo il 24/8/1658 (AMSI 16°, a. 1900, p. 22). Tale seconda famiglia parenzana Castro-Castrovich di schiatta dalmata oggi prosegue a Fiumicello (Udine).
Tra i soprannomi personali e familiari dei Castro di Pirano è d'interesse linguistico Lucón, dall'aggettivo piranese lucón "ingordo, avaro", equivalente grossomodo ai due aggettivi italiani leccone o lurcone, per cui il piranese lucon non ha niente a che vedere con lo sloveno e il serbocroato lakom "avido, avaro" (cfr. M. Deanovic, Voci slave nell'istriota, in Ricerche slavistiche, p. 62, Istituto di Filologia Slava, Universitá di Roma 1954).
Oggi i Castro e de Castro non esistono piú a Pirano, ma vivono in buona parte a Trieste (dove sono giunti a partire dal secolo scorso), ove il 90% dei 37 utenti Castro sono piranesi di nascita o di ceppo (mentre il rimanente 10% viene dalla Bassa Italia), compresi i 4 utenti De Castro e i 3 de Castro. Tra i Castro e de Castro piranesi viventi fuori Trieste, ricordiamo 1 famiglia Castro e 3 famiglie de Castro a Monfalcone, 1 famiglia de Castro a Gorizia, quindi 1 famiglia Castro a Udine, 1 a Valdagno (Vicenza), 1 a San Remo (Imperia), 2 a Roma e 2 a New York negli USA. A Roma ci sono perdipiú 2 famiglie de Castro di stirpe piranese risalenti a Lincoln de Castro che fu medico di Menelik imperatore d'Etiopia e a Giulio de Castro fondatore di grandi imprese industriali e commerciali in Egitto, poi confiscate da Nasser.
Lo stemma araldico dei de Castro di Pirano e Capodistria è d'argento, con tre rose rosse bottonate, a cinque foglie, disposte 2 a 1, sormontate da cimiero (Benedetti 1937, p. 5). Esso é scolpito in marmo nella tomba-cappella dei de Castro nel cimitero di Pirano, e su una lapide (di Domenico de Castro podestá di Due Castelli) posta nel pavimento del Convento di San Francesco di Pirano. La corona marchionale deriva dal marchesato di Castignolo "sive Albucano", che dal XIII secolo (anno 1212) fu feudo patriarchino dei de Castro di Capodistria, riconosciuto e riconfermato nel 1334 anche da Venezia (cfr. Benedetti 1934, p. 20).
Come giá sottolineato nell'Introduzione, la figura maggiormente rappresentativa e piú prestigiosa dei de Castro piranesi di questo secolo, è il professor Diego de Castro - cui é dedicata espressamente l'attuale mia ricerca sui de Castro - nato a Pirano nel 1907, oggi vivente a Roletto Torino, profondo studioso di statistica e demografia (materie che ha insegnato per trentasette anni all'Universitá di Torino, senza contare l'Ateneo di Roma e altri ancora ove ha insegnato), nonché di altre discipline scientifiche, autore tra l'altro della poderosa e ponderosa opera in due volumi di oltre 2100 pagine La questione di Trieste: l'azione politica e diplomatica italiana dal 1943 al 1954, Trieste 1981. Il professor Diego nella prefazione al suo studio L'etá media degli sposi al matrimonio nel corso di due secoli (1739-1938), sottinteso a Pirano, puó a ben ragione affermare che la sua famiglia - i de Castro - esiste nella piccola città in Pirano, in cui egli é nato, sicuramente almeno dal 1000 dopo Cristo
Concludendo, il cognome piranese di origine toponimica de Castro e Castro ha dunque per base il latino castrum "luogo fortificato, castello", analogamente all'omonimo cognome italiano Castro, diffuso e comune nell'Italia meridionale, e raro nel Centro e nelle Venezie, come rilevato da De Felice (1978, p. 98), che peró tra le varianti del cognome registra De Castri e De Castris, avente un riscontro nella giá citata forma latineggiante de Castris documentata a Pirano il 31/3/1515, preceduta dall'altra grafia de Castis del 23/5/1510), ma non de Castro, ignorando egli l'esistenza di tale cognome piranese, come pure é all'oscuro che - come giá da noi avvertito - il 90% dei 37 utenti Castro, 4 De Castro e 3 de Castro di Trieste siano oriundi da Pirano e il restante di provenienza italiana meridionale.
Rammentiamo infine che il cognome Castro é comune anche in Spagna e nei paesi ispano-americani (si veda cosí ad esempio il presidente cubano Fidel Castro, di ceppo spagnolo), e che nell'Istria meridionale, a Pola é esistita anticamente appunto la nobile casata dei Castropola (=dal Castello di Pola), detti anche Sergi o Sergii, filopatriarchini, che furono signori di Pola fino al 1331, anno in cui ne furono cacciati per sempre dalla Signoria di Venezia.
* Da: Marino Bonifacio, Cognomi del comune di Pirano, in "Lasa Pur Dir", n. 11, Edizioni Il Trillo, Pirano, 1996, pp. 67-82
Marino Bonifacio
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